Ho appena terminato It di Stephen King che avevo in lettura già dalle prime settimane di Gennaio. Lo so, troppo tempo, ma poi non così tanto. Ritengo che ogni libro abbia bisogno dei suoi "spazi" dentro di noi e per farlo, ci vuole tempo. Deve adattarsi, trovare il suo posto. E It ci è riuscito.
It è uno dei romanzi più letti di Stephen King.
Pubblicato nel 1986, è infatti considerato il capolavoro dello scrittore; un
classico senza tempo.
Il libro narra la storia di un gruppo di bambini che
vivono in una piccola cittadina del Maine, Derry. Ognuno di loro vive delle
esistenze separate finché non si ritroveranno a combattere una forza più grande
di loro: It. It è essenzialmente il male che si annida in Derry sin dall'alba
dei tempi e che si ripresenta all'incirca ogni 27 anni per per seminare il
terrore. E' un grande evento a chiamarlo, come un linciaggio al centro della
città, un incendio, ed è sempre un evento di eguale grandezza a
concludere il cosiddetto ciclo. In altri termini, deve trattarsi di un
accadimento che racchiuda in sè il male manifestato in atti e azioni di natura
umana. Saranno Beverly, Stan, Eddie, Richie, Mike e Bill a combatterlo in un
primo momento nell'agosto del 1958 , senza però sconfiggerlo definitivamente.
Questo battaglia rappresenta la chiusura del ciclo di quegli anni e i
bambini, alla fine, promettono di rivedersi nel caso in cui tutto si
sarebbe nuovamente ripetuto.
Così sarà.
Nel 1985 sarà Mike
a chiamarli tutti in onore della promessa fatta. Tutti torneranno eccetto Stan
che, non reggendo alla pressione degli accaduti, si toglie la vita tagliandosi
le vene. Riusciranno questa volta ad uccidere definitivamente It? Le premesse
non sono incoraggianti. I ragazzi, oramai divenuti uomini e donne, non
ricordano nulla. Solo Mike ricorda e sta a lui aiutarli a ricordare. Cos'è It,
cos'era successo loro tanti anni fa e perché non ricordavano nulla?
Ripercorrendo i luoghi della loro infanzia, inizieranno a ricordare.
Ricorderanno che It era il male e che si presentava fondamentalmente ad ognuno
di loro sotto diverse sembianze riflettendo le paure di ciascuno. Ricorderanno
che tutto ebbe inizio alla morte del fratellino di Bill, Georgie , che uscendo
a giocare con la sua barchetta impermeabile, finì per essere ucciso e mangiato
da un clown con i capelli arancioni, con grosse zanne e denti grossi, gialli e
deformi: Pennywise il clown, altresì conosciuto come It. Ricorderanno che
quello fu solo la prima uccisione che aprì il ciclo e subito dopo la quale persero
la vita tante altre vite innocenti. Ricorderano che è per quello che decisero
di lottare, per loro e per Georgie, ed è per quello che negli ultimi giorni di
Maggio del 1985 si ritrovarono lì tutti insieme: per uccidere definitivamente
It.
Da un punto di vista stilistico, sintattico e narrativo,
non posso che confermare quello che già ho annunciato nelle prime righe della
recensione: si tratta di un capolavoro. Prima di questo romanzo mi è capitato
di leggere Shining e, beh, devo ammettere che non vi è paragone. It è un
romanzo strutturato, studiato, sentito e voluto. Ogni dettaglio, ogni nome,
ogni accadimento è ben posizionato nella narrazione. Quest'ultima si alterna in parti in cui gli accadimenti sono raccontati in terza persona, in parti in cui sono ripresi i singoli protagonisti e in parti in cui è Mike stesso a parlare quando inizia a scrivere un diario all'interno del quale narra della ripresa del ciclo, del momento in cui decide di richiamare i suoi vecchi compagni e del momento in cui tutto finisce e scrive per non dimenticare. I tempi della narrazione si alternano anch'essi: si ha una sorta di back and forth , ovvero King riprende la vita dei protagonisti spostando l'attenzione dalla loro vita attuale ai ricordi di quando erano bambini.
Ciò che mi preme approfondire con voi,
adesso, è però ciò che io credo sia realmente questo romanzo. Io credo che
questo romanzo sia in tutto e per tutto una metafora della vita ai nostri
giorni e Stephen King lo sapeva bene. Il genere non è semplicemente horror,
fantascientifico, ma io oserei quasi dire realistico. Perché direte voi? E’ solo
un gruppo di ragazzini che combatte contro un clown!
E no, è qui che vi sbagliate. Credo fermamente che chi si
fermi a questa definizione del romanzo si stia perdendo una delle riflessioni
più importanti che il libro celi al suo interno.
Prendiamo come esempio Derry. Derry è sin dall’alba dei
tempi la tana di It. Derry è It. Ogni cittadino di Derry è It. Quando il ciclo
si apre e si chiude è perché sono loro stessi ad evocarlo mediante le loro
azioni deplorevoli in cui manifestano la cattiveria insita nell’uomo. Quando
riprende il ciclo delle uccisioni, sono loro stessi ad insabbiare la
questione sotto la voce di incidenti vari. Loro mentono a loro stessi, mentono
tra di loro e continuano a mentire sin
dall’inizio della storia di Derry. Pochi hanno il coraggio di parlare o meglio,
di ricordare.
Non è forse così anche nella vita reale? Quanti
reagiscono al male e quanti invece tacciono? Tacere non è forse acconsentire,
favorire il male? Questa mattina riflettevo sul romanzo e mi è tornato in mente
il concetto di maschere di Pirandello. Ecco, io credo che qui, tra queste
pagine, si riproponga esattamente la stessa idea, sotto vesti più articolate,
più fantasiose, ma è esattamente lo stesso punto.
It (il romanzo) non è comunque solo questo. Pensavo che,
arrivata alla fine, avrei avuto un ricordo di "orrore" del libro, nel senso che
avrei ricordato il romanzo come un capolavoro dell’horror. Ma così non è stato.
Le ultime pagine sono state molto tenere. Si, tenere. Riprendono con estrema
dolcezza un altro importante concetto: i l'evoluzione dei rapporti umani, l'evoluzione della vita. Alla fine del ciclo del
1958 e alla fine di questo ultimo e definitivo ciclo del 1985 , tutti i ragazzi
del gruppo dimenticano la battaglia contro It, l’esistenza stessa di It nelle loro vite.
Dimenticano i loro amici, ognuno va per la sua strada; le pagine degli appunti in cui Mike ha scritto tutto
per non dimenticare ancora, sbiadiscono, perché forse, come si sul
dire, tutto finisce e c’è un tempo per ogni cosa.
Un altro punto che mi ha fatto emozionare è come King
abbia ripercorso il concetto di infanzia. Non intendo il mondo in cui incentra
la narrazione nel momento in cui i ragazzi sono ancora piccoli, parlo invece di
una scena che viene proposta nelle ultime pagine. Qui Bill, oramai sulla soglia
dei quaranta anni, prende Silver, la sua bicicletta d’infanzia trovata
“casualmente” in un negozio dell’usato appena arrivato a Derry, e corre, corre
come faceva da bambino. Corre per le strade; corre per la vita. Corre per ciò
che è stato e ciò che, sulla magia del momento, torna ad essere.
Vi dico solo
questo. Io non ho mai fatto in vita mia un’orecchia a nessuna pagina di nessun
libro e non ho mai e poi mai sottolineato nessuno di questi. Oggi , invece, per
la prima volta in vita mia, mi sono sentita di fare un’orecchia proprio nella
pagina in cui Bill, in sella alla sua bici, racconta della vita e di come i
sogni debbano essere inseguiti, per poi partire e andare. Oggi, invece, per la
prima volta in vita mia, mi sono sentita di sottolineare due parole che mi
hanno fatto trasalire: “amore e coraggio”. Ho fatto tutto questo perché quando
mi capiterà di riprendere il libro, voglio assolutamente ricordarmi di questo
inno alla vita, ai sogni, e di quale sia stato il punto in cui un romanzo che
nasce come horror si sia invece fatto spazio nel mio cuore e, si, ha trovato il
suo posto.
Dal romanzo è stata tratta anche una mini serie televisiva dal nome omonimo composta da due episodi ciascuno della durata di un'ora e mezza. Non l'ho vista (ancora), quindi non posso esprimere un parere al riguardo. Vi lascio però qui un'immagine tratta dalla serie che, a parer mio, esprime tutto il terrore sufficiente a definire questa serie una serie da vedere!
Dal romanzo è stata tratta anche una mini serie televisiva dal nome omonimo composta da due episodi ciascuno della durata di un'ora e mezza. Non l'ho vista (ancora), quindi non posso esprimere un parere al riguardo. Vi lascio però qui un'immagine tratta dalla serie che, a parer mio, esprime tutto il terrore sufficiente a definire questa serie una serie da vedere!
It (la serie) è sbarcata in televisione nel 1990, diventando un cult assoluto. A renderla tale è stata, senza ombra di dubbio, la presenza fisica del grande Tim Curry nel ruolo di Pennywise il clown. I costumi e ritengo anche l'interpretazione dello stesso attore (anche non avendo visto la serie) sono state fondamentali. Basta vedere le immagini.
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